Che il terrapiattismo sia ormai un fenomeno globale è risaputo (questa arriva un attimo dopo). Ciò che non tutti sanno è che a Siracusa impera un "ismo" ben più "caratterustico" (perdonate la sincrasi): un peculiare mentalismo stradale tutto aretuseo. Altro che Tim Roth in "Lie to me", altro che il "Patrick" di Simon Backer, alle prese con, mi pare, Johnny il Rosso: a Siracusa da gestire, ci sono sì i rossi dei semafori poco funzionali e spesso malfunzionanti, ma ci sono appunto anche le fugacissime microespressioni facciali di automobilisti totalmente dissociati dall'inutile (per loro) orpello del codice della strada. Chiaroveggenti della svolta senza freccia, propria e altrui, che agli incroci, o all'uscita dai parcheggi, o alla ripresa di marcia dalla doppia fila, danno dimostrazione delle loro doti telepatiche. Cal Lightman avrebbe sviluppato le sue eccellenti capacità di lettura dei volti, dopo anni di studi delle tribù della Guinea (o della Papuasia, non mi ricordo ). Per i Siracusani, invece, tutte queste abilità interpretative, sembrerebbero far parte ormai del corredo genetico ed è per questo che non serve all'aretuseo meno colto alcuno studio per trarre una decisione dopo che la seguente sfilza di pensieri gli è balenata in testa in un solo millesimo di secondo: "passi tu o passu iù?", "ti femmi o si' 'n pezz'i cessu?", "abbè ama caputu ca si' na testa ri minchia...". conclusione, questa, a cui giunge senza quasi guardarti (è davvero solo un millisecondo) e semplicemente svoltandoti "contro" da qualsiasi direzione egli provenga, che sia una doppiafila senza le quattro frecce con partenza in sgommata, un parcheggio contromano in preferenziale o la gincana tra i fedeli in marcia verso il santuario della madonna delle lacrime a cui, giustamente, non a caso, vanno a chiedere protezione.
Io, è chiaro, sono un pacifista e amo la gente (lo giuro), ma nei cinque giorni che sono stato giù di recente, mi sono chiesto se è ancora prassi siracusana quella di fare svolgere l'esame pratico di guida per decidere se concedere o meno la patente, e, se sì, quali siano le competenze minime necessarie per poter superare la prova. Poi ho capito che la colpa non è solo di chi guida... a parte qualche segnale verticale sbiadito, si sono proprio dimenticati di rifare la segnaletica orizzontale, forse corrosa dal benzene del polo industriale: niente strisce pedonali, o d'arresto, o linee di divisione in corsie, o frecce per incolonnarsi (mi pare di averle viste in zona di via Augusta/viale S. Panagia nel '91 l'ultima volta), e nessun viglie - forse ci sarebbe da dire "per fortuna" - a "semplificare" le cose.
Così è una giungla e io immagino che le scuole-guida vadano a insegnare le procedure altrove, forse in provincia, altrimenti come potrebbero gli istruttori indicare le fasi, ad esempio, di un cambio tra due corsie inesistenti? Istruttore: "...ecco, dunque, ora faccia finta che qui ci siano due corsie e metta la freccia a sinistra... nonono... non stia al centro, stia nella corsia immaginaria di destra...".
Una giungla, dicevo, dove l'antropologo-cliché del telefilm americano potrebbe appunto studiare le tecniche di sopravvivenza degli automobilisti volenterosi,
quelli che ingenuamente e fiduciosamente, se potessero, si affiderebbero al codice, e che devono invece cercare di non soccombere al galantuomo che, tagliando loro la strada, urla: "'o viri cu t'a fi**a", evidentemente un'espressione di cordiale disapprovazione che i più timidi della tribù accordano a chi vorrebbe vedersi rispettata la precedenza.
Questo solo per dire che sì, guidare a Siracusa mi fa sentire "a casa", ma mi risveglia anche degli istinti lievemente misantropici. Amare la gente stanca moltissimo e richiede una ferrea disciplina. Personalmente mi riprometto di non permettere mai al benzene di corroderla, ma, nel frattempo... c'è modo di chiedere almeno un poco di vernice a terra?
Con l'occasione... buon anno a tutti.