Ho affrontato in storia con gli alunni in questi giorni la classica "cosetta da niente": i cambiamenti come effetto riconoscibile del passare del tempo. Ora, a parte parlare della mia poderosa stempiatura, ho chiesto cosa sanno fare oggi che non erano in grado di fare ieri. 
Tra le tante cose belle emerse, in molti ricordavano il momento in cui hanno imparato ad andare in bicicletta. Mi sono infervorato, lo confesso, perché ho vivida ancora oggi la sensazione del piacere nella conquista dell'equilibrio sulle due ruote,  come se avessi imparato ieri, una sensazione che credo possa somigliare a quella del volo, in qualche modo. 
Un sondaggio tra gli alunni ha dimostrato che solo un paio su 25 non ricordavano chi fosse loro accanto a "insegnare" l'equilibrio in bici. Insomma, è evidente che quello di imparare ad andare in bici è un "ricordo base", come lo definirebbe un film d'animazione di qualche anno fa, e penso che se estendessimo la domanda a tutta la popolazione mondiale, scopriremmo che quel ricordo è nitidissimo praticamente in tutti. La cosa mi ha dato da pensare... cosa fa in fondo chi ti "insegna ad andare in bicicletta?". Credo che a volte non servano tante parole, capriole o adulazioni per creare un legame unico e sono quasi certo che si possa restare indelebili in qualcuno semplicemente standogli accanto, giusto finché non scopre di voler anche mettersi alla prova da solo. 
Credo che sia sufficiente stare lì e basta, anche senza incitazioni da stadio, agonismi e competizioni contro il resto del mondo.  Esserci e correre (malgrado la pancia?), con la mano  che neanche sfiora la sella, con il braccio lì disteso e pronto ad afferrare senza far altro, se non dire "sono qui con te". A pensarci, in fondo, è una bella emozione anche questa. Quasi da perdere l'equilibrio...

Condivisione e utilizzo dei contenuti