"Matrigna sarà lei" mi direbbe se potesse la natura...

Michele Serra afferma da Fabio Fazio, a dispetto di semplicistiche idealizzazioni da naturalisti e - scusate la semplificazione - da animalisti da scrivania, che:
"la natura non è buona. È il teatro di un conflitto inesauribile, quello tra vita e morte. In natura si mangia e si è mangiati. Ci sono le prede e ci sono i predatori, che qui in Europa sono volpi, lupi, orsi, linci e sciacalli. Per non dire dell’uomo, che è largamente il predatore più attivo e vorace. No, la natura non è vegana."
Sono d'accordo con questo punto di vista, ma aggiungerei comunque due cose che sono tra loro collegate.
1) Pur ammettendo l'ipotesi di dover abbattere uno o più animali, è legittimo che altri, di contro, pensino che sia un grave errore ed è assolutamente legittimo che pur da esseri umani, si assuma un punto di vista totalmente non-antropocentrico (cioè: "io animalista sono contrario ad abbattere l'orso, non perché voglia infiocchettarlo, bensì perché la sua violenza istintiva non ha bisogno di un difensore della morale e l'accetto, diversamente dalla violenza umana inaccettabile, foss'anche solo un buon turista malcapitato che esce dai sentieri".)
2) La violenza dell'uomo è spesso oggettivamente indifendibile: e non mi riferisco al voler abbattere gli orsi (cosa forse "cinicamente sensata" in un piano ampiamente condiviso di riequilibrio), ma nell'avere reintrodotto animali sloveni (da aree meno antropizzate e quindi con "impreviste" conseguenze etologiche - gli orsi erano da subito non inclini a condividere gli habitat con gli uomini), senza monitorare (e in qualche modo ridurre) millimetricamente il numero di esemplari che andavano ripopolando il territorio. Si stimava, all'inizio del ripopolamento, che delle cucciolate sarebbero sopravvissuti meno orsi e invece, in assenza di condizioni avverse, quasi tutte le gravidanze sono andate a segno (testimonianze ascoltate di persona pochi anni fa da diversi abitanti, spesso esasperati, sull'Adamello.) Quindi in definitiva, sì, la natura è crudele e, se va difesa, va difesa per quello che è. La domanda però è: "cos'è la natura?". Un buonsenso da anziano (ho in mente certi anziani che ho avuto l'onore di incontrare), mi porterebbe a pensare che ciò che varrebbe la pena difendere sia un equilibrio funzionale tra gli esseri umani e gli animali selvatici (o se fosse un altro caso, la flora selvatica) e non una qualche idealizzata "natura in astratto" (neanche quella di Michele Serra, con tutto il rispetto). Il problema è proprio lì, capire se sia ancora "natura" un equilibrio in gran parte disfunzionale ricreato artificialmente dall'uomo e poi decidere se tifare per l'uomo che ha creato una natura "non naturale" ( e del soprannumero di orsi - escursionista più o escursionista meno - chi se ne frega), oppure se tifare per quelli che, rischiando di fare altri casini, sotto sotto vorrebbero stabilire un nuovo equilibrio (e, conoscendo gli italiani, via col safari di caccia all'orso in Alto Adige).
Non c'è che l'imbarazzo della scelta.
Come dire che in fondo il paradosso è del tutto naturale (almeno quando c'è di mezzo l'essere umano).
 
 
 

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