*7 - 17/7/2024

Pensose scemenze: 1) Quando sono a Siracusa nella casa di famiglia, sono sempre allegro: la vetrinetta coi liquori è ancora ben fornita. 2) La mia adorabile famiglia arcaica: parlando con un parente stretto, del nucleo principale, potranno mancare: certezze, ingenuità gratuite e pacatezza duratura, ma non potrà mancare mai, nei discorsi, l'intercalare "bon viaggio e lustru 'i luna". Questo augurio, che contempla la possibilità del destinatario (sempre figura terza diversa dai parlanti) di poter viaggiare anche di notte "alla luce della luna", esprime il desiderio che il soggetto possa allontanarsi (dai parlanti) quanto prima. Avete forse già intuito che non si tratta di un vero augurio, ma di un sottile modo di mandare aff… qualcuno, fatto comprovato dall'aggiunta di uno dei due: "e mazzacani ammenzu 'e peri" che significa letteralmente: " e pietroni in mezzo ai piedi". 3) Un bravo pizzaiolo del quartiere mi ha suggerito di andare "a mmare 'e piliceddi", un posto che non ho mai neanche sentito nominare, così, per dire:"ma che minchia di Siracusano sei?". Se non si fosse capito, sono a Siracusa. Io però non mi faccio illusioni: a Siracusa non si sorride soltanto… p.s. Amici siracusani, vorrei rivelare un segreto: avete un circolo scacchistico accogliente con dei partecipanti gentili e preparati, se non lo sapevate sape… ops!

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 *6 - 17/7/2024

Mi capita spesso di pensarmi fuori tempo. Per quello che può valere una "confessione da bacheca", ho spesso l'impressione di vivere di pensieri che non appartengono alla mia generazione, (altra cosa da "Tenemetti", per essere chiaro). Mi sono chiesto spesso se questo dubbio discenda da una predisposizione d'animo o dall'aver trascorso molto tempo della mia infanzia con un nonno, un uomo del '16. Sono abbastanza contento di questa sensazione, perché oltre a non riconoscermi nel mio tempo, non ne condivido le priorità, tuttavia, confesso di sentirmi spesso solo. Non è una questione affettiva, a dire il vero, ma solo una faccenda intellettuale. È esattamente in questi momenti che nella mia testa inizia a risuonare questa canzone. E allora viene fuori un'altra domanda: si può provare nostalgia per qualcosa che non è stato mai vissuto? A voi è capitato mai di sentirvi dentro questo paradosso?

Bologna '77

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 *4 - 15/7/2024   

Le recensioni possibili

Amici carissimi, più che Meneghetti direi di me che sono un Tenemetti, ma, che posso dire... ieri ho fatto una giornata film: il primo, "Grazie ragazzi" secondo me si è comportato da grande capolavoro per tre quarti della vicenda (ma devo dire che sono stato molto coinvolto anche per la presenza di un testo teatrale che amo). L'ultima parte della pellicola mi ha deluso e portato a commentare con R. per un paio d'ore: i protagonisti si evolvono in modo magnifico e commovente, ma poi questa evoluzione non trova un corrispettivo nella trama che ricade, piaccia o no, in un cliché ben mascherato (sono bravo a non spoilerare, eh?).

Il secondo, "Dieci minuti" meno coinvolgente sul piano personale, è comunque stato intenso e vero dall'inizio alla fine. Tra l'altro è un film che racconta  proprio la necessità di trasfigurare di cui scrivevo ieri. E non si pensi che questo debba riguardare solo chi necessita di "terapia"; l'atto di spegnere il cervello, a parer mio, dovrebbe corrispondere solo a un sacrosanto standby... buona visione, Luca Tenemetti.

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14/7/2024 - *3 - Pegaso - Trovate questo antipost nella sezione "pensosa leggerezza" 

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13/7/2024 - *2 - Fenomenologia della giovane età.

Sono certo che una delle cose che caratterizzerà il ricordo di questa estate per me faticosissima, solo poco meno faticosa della normale routine lavorativa, sarà questa canzone. Il testo in particolare, entrato nella mia quotidianità familiare per gli ascolti in auto con mia figlia, è una sorta di flusso di coscienza disimpegnato, e nei giorni scorsi mi ha sempre più incuriosito. A Matilde questa scrittura piace, quindi mi sono chiesto, senza fare troppo l'esegeta, cosa possa averla attratta di questo tipo di costruzione. Mia figlia è molto particolare e non so se si possano fare deduzioni sui giovani in generale partendo proprio da lei e dal testo, ma, se si potesse, sarebbe interessante la conclusione: il testo mi sembra, per quanto piacevole, scanzonato, disimpegnato, destrutturato, quasi casuale e totalmente privo di scopi etici o estetici. 
Se questo rappresentasse i bisogni dei ragazzi occorrerebbe chiederci quanto il mondo ipercomplesso e ipercompetitivo che noi adulti propiniamo loro, tra un "premio" e una "punizione", possa rappresentarli. 
Certo nella vita ci sono lo studio, la carriera, il denaro, la stabilità, il successo, le convenzioni, il galateo, i doveri, i ruoli, le gerarchie, i valori (ciascuno secondo la propria lettura), e poi i problemi, i problemi, i problemi e, infine, ancora i problemi. 
Io però guardando mia figlia e il suo essere a culo col mondo (perdonate l'uso del francese), mi chiedo: diamine, e se fossimo noi ad avere torto?
Avviluppato nelle pastoie della mia scomoda e faticosissima estate questo interrogativo si fa per me molto, molto stringente.
Meno male che, almeno una volta al giorno, questo "antitesto" mi regala un sorriso e, anche per questo, si rivela perfetto per un "antipost".

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*1 - 12/7/2024

(All'indomani dell'anniversario della finale dei mondiali del 1982, dopo aver deciso di non scrivere più sui social).

11 luglio 1982 - Ricordo quasi tutto di quel giorno, e certamente non perché capissi qualcosa di calcio. Vivevo in un appartamento di un grande e grigio condominio e a Siracusa c'era un caldo da morire. Mia madre scalpitava perché avrebbe preferito uscire e cercare un minimo refrigerio. Il mio non capire nulla di calcio, tornei e giocatori era compensato dalla certezza di essere dentro un rito collettivo enorme, nel quale tutti gli italiani si sentivano vicini. A guardare la nostra attuale Italia (la nazione, non la squadra), divisa, lacerata ed estremizzata, viene la nostalgia di quella che, presieduta da un partigiano, pur essendo piena di politiche grigie e corrotte, ancora combatteva. Era un'Italia più umilie, concreta, vera. 

 



*0  -  11/7/2024

(Avendo deciso di non postare più su facebook e avendo creato la rubrica "antipatico antipost"). 

A dire il vero, mi riprometto di scrivere anche cose simpatiche, ma non lo farò più sui social. Lì, piuttosto, lancerò solo un allarme: "ehi voi, sì dico a voi... non voglio imbarazzarvi con un post su temi che d'un tratto sono divenuti scottanti, ma se ugualmente volete leggere cosa ne penso, venite a trovarmi dove siamo liberi da un algoritmo che censura un pensiero impopolare, eppure, forse, meritevole d'attenzione". Questo cercherò di notificarlo, perché mi prendo molto più seriamente di quanto pensano in tanti e per non lasciare soli i contenuti. Altrimenti come va a finire? Me la canto, me la suono e me l'ascolto? In quanto poi alle cause per cui certi contenuti siano diventati, o divengano scottanti, bisognerebbe fare una serena riflessione: se non sei allineato e scrivi del latte scontenti i lattai, se non sei allineato e scrivi di cartoline scontenti i postini, se non sei allineato e scrivi dei decreti scontenti i decretanti... oh, ma non sarà che la dittatura del like non tollera i disallineati? 

 

 

 



 

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