Da oltre un anno provo a scrivere una cosa che ha come possibile e vago riferimento ideale, il vampirismo. Ci lavoro (a livello di ideazione) in tanti momenti della giornata, perdendomi in elucubrazioni utilissime e involontarie che mi rendono spesso iperdistratto (una cosa che scatena un'amorevole insofferenza in chi vive e in chi deve interagire con me ogni giorno) e poi, fattivamente sulla tastiera, ci lavoro di notte, sempre dopo le undici di sera e senza mai smettere prima dell'una (sono circa a metà della prima stesura). Devo dire che, per quanto da qualche tempo a questa parte io senta i canini nettamente più pronunciati, il cambiamento principale lo avverto nello sguardo che è divenuto molto saliente, anzi, mesmerico. Non si tratta però di una vera capacità di incantare ipnoticamente il prossimo: sono le occhiaie, date dal fatto che poi, la mattina, tra la scuola e la mezza età, mi ritrovo sempre in piedi prima delle sei. Credo che se avessi un dottor Van Helsing tutto mio, prima di piantarmi nel cuore un paletto frassino, mi consiglierebbe di cambiare aria e di fare come fanno in molti: un po' di vita sana, uno sport, cibo leggero e qualche passeggiata in montagna. A volte anch'io penso che rinunciare e basta sarebbe una cosa sensata. Un attimo dopo, per fortuna, mi accorgo di essere di nuovo sospeso nel limbo a fantasticare, tra gli incastri possibili e le illuminanti contraddizioni di un personaggio, e, rendendomi conto che nessuno mi ha sentito mentre pensavo di gettare la spugna, sollevato, tiro un sospiro di sollievo...
(così, anche per rispondere a chi tra le colleghe, a volte mi chiede
"ma dove trovi il tempo?").