Parlerò in faccia, a muso duro e fuori dai denti. Occorre che prendiamo questa situazione di petto. Bisogna avere i nervi saldi e la testa sulle spalle, e che siano larghe. Ci vuole sangue freddo... insomma bisogna essere persone in gamba. Bisogna andarci con i piedi di piombo, ma a cuor leggero, e smettere di alzare il gomito, cioè, smettere di ubriacarsi di potere, di montarsi la testa, tanto da perdere la visione d'insieme, rischiando di vomitare ingiurie o bestialità, nel cuore della giornata,  o quando il mattino ha l'oro in bocca... 
Ci vuole il pelo sullo stomaco, ci vuole il pugno duro, di ferro. Non devono tremare i polsi, frullare le idee e accavallarsi i nervi,  non bisogna lambiccarsi il cervello ed è meglio che le gambe non facciano Giacomo  Giacomo. Bisogna fare le cose mano mano, procedendo passo passo, ma mai finire  pelo pelo, specialmente in un testa a testa. Non si può tenere un piede in due staffe e, anzi, bisogna stare con due piedi in una scarpa. Attenzione a non fasciarsi la testa prima  di rompersela, neanche con  un fascio di nervi: non facciamo passi falsi. Poi smettiamola di guardare il dito e non vedere la luna, magari scoprendo il fianco... no, bisogna avere l'occhio vivo, (mai la mano morta!), e poi bisogna avere naso, per nasare la magagna o avere fiuto per gli affari, per tirare il fiato e un sospiro di sollievo. Bisogna abbassare la cresta, dimenticando di avere un diavolo per capello, mentre con la pelle d'oca, che  si accappona, non ci lasciamo più scivolare addosso se ancora  qualcuno dice che tira piu un pelo di fi*a: questo  non si può più sentire. Non dobbiamo aprire la bocca e dare fiato, farci mettere in ginocchio o crollare come il gigante dai piedi di argilla, con le farfalle nello stomaco e i grilli per la testa, e ancora: no all'occhio che balla (cosa balli, poi, non si è mai capito), no all'acqua in bocca, no al macigno sullo stomaco, e al cerchio alla testa, alla bocca riarsa (e che ne è stato dell'acqua in bocca?), no al cuore in gola e al groppo, anche lui, in gola (e quindi, in pratica, smettiamola di ingoiare il rospo). Poi smettiamo di puntare il dito, con le budella attorcigliate, aggrovigliate e arrovellate, basta col buco nello stomaco (sospetto che sia colpa del macigno), cercando di avere fegato, di toglierci il sassolino dalla scarpa e di scacciare la morte dal cuore, senza dare colpi bassi e senza sbattere sempre i tacchi, altrimenti la prendi nei denti, ti cascano le palle a terra, e finiscono nell'ombelico del mondo. Bisogna cantare, elevarsi, non strisciare, smetterla di dire "ho le mani legate", smettere di abbaiare alla luna (che tanto non vedi perché stai guardando il dito) e quindi non farsi cadere le braccia, nonostante si abbia un tarlo in testa che è la spina nel fianco dei grilli di prima. Questi  grilli, tra l'altro, hanno i nervi a pezzi, o a fior di pelle e ossa, e per questo sputano sangue e sentenze, e sgranano gli occhi o li fanno dolci, mentre la pancia si lamenta, certamente di quelli che hanno sempre culo, perché la fortuna è cieca, o spesso di chi ha il culo al caldo alla faccia degli altri che, con l'acqua alla gola, le ginocchia che tremano e le borse sotto gli occhi, invece di scappare a gambe levate, portano il mondo sulle spalle, e, prima che crolli loro addosso, tra capo e collo, smettono di mordersi le labbra e sputano il rospo,  e quindi a lingua sciolta, quasi senza fiato, fino all'ultimo respiro, ma con ancora un  nodo in gola, anche se passano per quelli senza spina dorsale, (perché troppe volte qualcuno ha messo loro i piedi in testa e a loro non basta più stare fianco a fianco), fanno il passo giusto o uno scatto in avanti e con l'occhio lungo iniziano a guardare lontano. Ma attenzione: non si può perdere la testa e non stare nella pelle,  gli occhi non escano dalle orbite, anche quando una brutta moda prende piede, tra le persone di un certo peso, di un certo spessore e persino tra quelle tutte d'un pezzo, che  ridono a denti stretti e più spesso sotto i baffi, e ti dicono di baciarti i gomiti.   A questi, che ti guardano dall'alto in basso e ti mettono i bastoni tra le gambe, bisogna dire forte e chiaro di levarsi dai piedi, di andarsene di corsa o a passi lunghi e ben distesi, perché sono lì in bella posa solo a spremersi le meningi su come farsi venire gli occhi lucidi quando un fotografo butta un occhio su di loro anche se hanno già le lacrime in tasca. Sono loro che hanno in testa il chiodo fisso di parlare alla pancia della gente, per poi, a guardar bene, restare con le mani in mano o addirittura farti lo sgambetto. È proprio questo loro colpo gobbo a far rivoltare le budella. Guardate, voglio dirlo in punta di piedi, consapevole che la lingua batte dove il dente duole: queste persone hanno ormai la puzza sotto il naso. Hanno la pancia piena, e hanno scordato come essere una spalla su cui piangere. Non sanno più dare una mano a quelli che non stanno sulle proprie gambe, che magari hanno ancora le braccia  buone e certamente tante bocche da sfamare, quelli che sono lì col culo a terra, mentre gli altri li guardano  di traverso o ancor peggio neanche li cagano. Il privilegio di far venire alla gente un tuffo al cuore: questa sia l'idea fissa. Aprite gli occhi, e visto che viviamo nel ventre molle della democrazia, almeno noi, stiamo al fianco di chi, ancora candido come il sedere di un bambino,  è rimasto a bocca asciutta.  Balliamo guancia a guancia  con chi ha le spalle al muro,  e ficchiamoci in testa il fatto che sempre  meno persone oggi  cadono tra le braccia di un politico e men che mai pendono dalle sue labbra. 
I socialdemocratici dell'etere si chiedono perché.
Perché? 
Qualcuno, a testa alta, anzi, certamente una spanna sopra gli altri direbbe senza pensarci:
"Perché ci vuole orecchio...".
 
Eccheccazzo.
 
(da un'idea di Luca e Matilde Aiello)
 

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