Memore della lezione di Calvino sulla leggerezza, ho sempre considerato Pegaso come la capacità compiuta degli esseri umani di trasfigurare gli eventi più terribili del proprio vissuto e di interpretare le tante notizie terribili che apprendiamo sugli  "altri". Pegaso nasce dal sangue di Medusa, la pietrificatrice, caduto in terra dopo l'uccisione, oppure direttamente dal suo corpo decapitato (a seconda delle versioni), è un cavallo, grande, possente,  ma può volare: è leggero e alla fine della sua vita  ascende al cielo per diventare polvere di stelle. Pegaso è la trasfigurazione dell'orrore di Medusa. Pegaso è la gravità che si fa etereo, una violenza che si fa poesia, un lutto che diviene atto d'amore.

Fuori dal mito, come avvengono in noi umani le sublimazioni di cui è metafora? Ritualizzando i lutti certo, ma anche elaborando contenuti sui fatti gravi a cui assistiamo o che ci tocca di vivere. E come avviene questa elaborazione di contenuti? Problematizzando, discutendo, criticando la realtà  e non rimuovendola come se non ci appartenesse. Quando rinunciamo a esprimere, e dunque ad articolare un'opinione sulle cose, o una lettura del nostro vissuto, noi rinunciamo a quel dialogo con noi stessi che ci rende umani, che ci rende sani, e quel che è peggio, facciamo di questa rimozione un modello di comportamento per chi ci guarda, per chi ascolta le "prediche" su ciò che è beeeeeene e poi ci vede affondare cucchiai in barattoli di crema spalmabile o inseguire l'acquisto di quel suv da sessantamila euro. Praticamente noi prendiamo Pegaso e gli diciamo: "ehi bello, stai capito:  puoi tenere le ali, te lo concedo, ma devi imparare a non usarle...  se ti sentirai triste, guarda i  preziosi finimenti d'oro e di cuoio che ti ho comprato. Se ti verrà voglia di volare, ammira la tua lussuosa stalla,  e se proprio vorrai fare un volettino, vola basso, non fare il fenomeno, non farti vedere, non dare nell'occhio e sappi che io ti marco stretto".  Ebbene, come pensate che se la passi Pegaso impantanato nelle pastoie di questa civiltà? Quando ci atteggiamo a bravi motivatori e diciamo frasi come "eh caro, però bisogna reagire!" ci riferiamo alla prassi comune di buttarsi a capofitto  nel lavoro  o a quella di darci allo shopping compulsivo? Ognuno fa quello che riesce e gli pare, certamente, ma per favore, smettiamo di guardare quasi di traverso chi non si omologa a un certo andazzo generale...
"Accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più."
 Oppure...
"cercare e saper riconoscere chi e cosa in mezzo all'inferno non è inferno".