Una delle osservazioni più interessanti che sentii durante il laboratorio con il maestro Sinisterra riguardava l'equivoco: "tutte le più grandi tragedie e tutte le più grandi commedie della storia della letteratura nascono da un deficit o da una errata interpretazione da parte dei personaggi nei passaggi di informazioni".
In Kundera, un autore che amai molto da ragazzo, questo aspetto, coinvolge le motivazioni psicologiche più intime dei personaggi che sono spinti l'uno verso l'altro (e formano equilibri) da ragioni diametralmente opposte o almeno contrastanti ed è sempre rimandata o mai realizzata la piena comprensione dell'altro, un fatto che a mio avviso restituisce un senso di tragicommedia esistenziale.
Durante alcuni laboratori di recitazione alle Moline l'equivoco diventava addirittura tecnica: venivano costruiti malintesi che facevano da canovacci a conflitti strutturati (personaggi con obiettivo uguale e contrario, ma motivazioni diverse).
Ci sarebbe da dire ancora molto, ma secondo me questo basta per sospettare che i malintesi su cui basiamo parte della nostra vita sussistano senza che noi ne siamo minimamente consapevoli.
In tutto ciò, spesso, affidiamo il confronto necessario alla soluzione di problemi di vitale importanza al messaggino.
Il messaggino.
Il messaggino dietro al quale ci nascondiamo perché alzare il telefono e aprire una vera comunicazione in molti casi implica lo scoprirsi emotivamente.
Perché viviamo in un mondo che tollera la pornografia (anzi spesso la caldeggia), ma è rigorosissimo sui tabù emotivi e sentimentali.
È il mondo in cui meno ti sveli e più "sei al sicuro".
Poveri ragazzi, così interconnessi, eppure così spaventosamente distanti...